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sabato 3 settembre 2011

UN CORPO DA .... REFLEX

La mia prima macchina fotografica mi è stata regalata il giorno della mia prima comunione Alessandra Tommei ( vi dirò in seguito chi è e cosa fa ) credo se la sia autocostruita fatto sta che tutti e due per fotografare usiamo uno strumento. Dietro alla filosofia della parola e della fotografia questo è quello che si nasconde, i fattori che compongono una fotografia sono tantissimi e molteplici ma il fotografo immortala i suoi attimi più belli, grazie alla regolazione di una coppia di fattori Tempo / Diaframma, da questo si evince che proprio perché usiamo uno strumento ci sono degli apparati e delle parti che devono essere per forza di cose costruiti e tarati secondo dei canoni ben precisi quindi l’esposimetro della macchina fotografica di Alessandra deve funzionare allo stesso modo di quello inserito nel mio regalo lo stesso vale per i tempi dell’otturatore e il movimento del diaframma: fatte salve delle normali tolleranze, non possono esserci due pesi e due misure conseguenzialmente possiamo dire che la classificazione tra reflex di gamma medio / bassa e reflex professionali è legata a due fattori il primo strettamente commerciale il secondo esclusivamente legato ai materiali ed al campo di utilizzo. In questo post io ed Alessandra Tommei cercheremo di parlare delle Macchine Reflex nel modo più dettagliato ed esaustiente possibile.
…. A proposito ma chi è Alessandra Tommei?
Alessandra Tommei è una fotografa professionista specializzata in fotografia non voglio riportare quello che è scritto sul suo sito vi invito a visitarlo a questo indirizzo a mio modesto parere sarebbe veramente riduttivo definire Alessandra una Wedding o Ritrattista non che Paesaggista Alessandra è una fotografa che riesce a mettere senso, buongusto ma soprattutto cuore in ogni suo scatto proprio per queste doti e per la sua immensa disponibilità verso tutti dilettanti, neofiti e fotografi stessi voglio parlarvi della sua associazione fotografica FERMO IMMAGINE CAMOGLI c’è un sito raggiungibile cliccando l’immagine sulla sinistra e una pagina Facebook trovate il linknell’apposita sezione se mai vi dovreste trovare in Liguria e precisamente a Camogli e volete fare un bel safari fotografico o prendere parte ad una guerra di fotografie "PHOTOWAR" basta contattare l’associazione che oltre ad offrire questi servizi organizza contest fotografici e lezioni sulla post produzione fotografica quindi ….. TUTTI A CAMOGLI !!!


Prima Classificazione …. reflex di ieri ….

Pochi anni fa era molto più facile fare una classificazione delle macchine fotografiche e di chi le utilizzava tutto si basava sul tipo di formato di pellicola utilizzata.

Il 135 mm
O macchine dal piccolo formato utilizzano una pellicola da 35mm ( Colori, Bianco e Nero, diapositive, pellicole speciali, da 24 0 36 pose ) Questa pellicola equipaggia la stragrande maggioranza delle macchine fotografiche, praticamente il 100% delle macchine utilizza la pellicola 35mm il formato ha innumerevoli vantaggi: il costo, la dimensione, il peso il suo limite è dovuto alla piccolezza del fotogramma, che rende impossibile l’ottenimento di alte definizioni dei particolari nell’immagine. Con questo formato non si possono soddisfare certe esigenze di elevata professionalità, né ingrandire troppo in fase di stampa. Possiamo Quindi effettuare un’altra suddivisione all’interno di questo campo parliamo di MACCHINE COMPATTE e MACCHINE REFLEX

LE COMPATTE
diffusissime fra i turisti, i giovani, le famiglie in cui non c’è una particolare passione per la fotografia, se non per ritrarre quei momenti da ricordare (compleanni, feste ,,,, ). La macchina compatta, generalmente, ma non necessariamente, ha un piccolo obiettivo fisso, senza possibilità di messa a fuoco ( fuoco fisso ); ha fissi anche il diaframma e il tempo di esposizione; in pratica il fotografo dovrà solo inquadrare e scattare, senza preoccuparsi di nient'altro, ma le foto saranno soddisfacenti solo se prese a distanze medie e in condizioni di luce buone (all'aperto, con luce diurna). Talvolta queste macchine montano un flash incorporato. Una delle caratteristiche principali delle macchine compatte è la presenza del mirino a visione diretta. È facile incappare quindi nell’errore di parallasse; fotografando dei primi o primissimi piani, mentre tale errore diventa trascurabile se il soggetto da fotografare è lontano

LE SLR ( Single Lens Reflex )
La Reflex di piccolo formato è la tipica macchina del fotoreporter, o del fotografo viaggiatore, insomma, è la macchina professionale per colui che si muove molto in cerca dei suoi soggetti, anche in luoghi disagevoli. Il modello Reflex ha il vantaggio di mostrare al fotografo, attraverso il mirino, proprio l'immagine che passa dall'obiettivo e che sarà impressa sulla pellicola, non c'è errore di parallasse. Le Reflex hanno anche il vantaggio di poter cambiare gli obiettivi, montando così grandangolari, normali, teleobiettivi o macro, a seconda delle esigenze del momento. Le Reflex hanno tutte le regolazioni del diaframma, del tempo di esposizione e della messa a fuoco, permettono di scattare in tutte le condizioni di luce e a qualsiasi distanza ( che non sia minore della cosiddetta distanza minima di messa a fuoco, cioè 40-50 cm per gli obiettivi normali ). In genere queste macchine montano anche un sistema esposimetrico per misurare la luce.


Il 120 mm
O macchine dal medio formato utilizzano una pellicola da 120 ( 61 mm di altezza ). Alcune di queste sono Reflex a tutti gli effetti ( SLR di medio formato ), perché, come le loro sorelle minori di piccolo formato, adottano la tecnologia reflex, hanno tutte le funzioni, l'esposimetro, il pentaprisma, prevedono il cambio degli obiettivi, ecc... Le più famose nel mondo sono le svedesi Hasselblad e le giapponesi Zenza Bronica. Una delle caratteristiche fondamentali di queste macchine, non posseduta dal piccolo formato, è la possibilità di cambiare non solo l'obiettivo, ma anche il magazzino. Pertanto su uno stesso corpo macchina è possibile montare magazzini diversi ( potendo così effettuare fotografie 6 x 4,5 o 6 x 6 o 6 x 7 con la stessa macchina ) Un'altra caratteristica di molte macchine di medio formato è quella di avere il mirino a pozzetto, in cui il fotografo guarda generalmente dall'alto verso il basso, tenendo l'occhio ad una distanza di trenta centimetri circa.
Esiste una celebre macchina di medio formato che è stata usata da molti fotografi professionisti per tanti anni. Si tratta della Rolleiflex. La sua caratteristica principale è quella di essere una reflex binoculare, ovverosia di avere due obiettivi di cui uno, quello superiore, serve per portare l'immagine al mirino a pozzetto ed è utilizzato dal fotografo per inquadrare e mettere a fuoco, l'altro, quello inferiore porta l'immagine alla pellicola. Ovviamente si ripresenta il problema dell'errore di parallasse, ma questo non ha impedito alla Rolleiflex di essere una macchina di alta qualità. Il medio formato trova la sua principale utilizzazione quando le esigenze di maneggevolezza, di costo e di peso cominciano a competere con quelle della qualità dell'immagine, in termini di definizione dei particolari. Anche in studio, spesso viene utilizzato il medio formato, specialmente nella ritrattistica e nelle riprese fotografiche di moda o glamour con modelle e modelli.

Il Grande formato ( o Banco Ottico )
Ancora oggi, il design delle vecchie fotocamere dei pionieri della fotografia è utilizzato nel cosiddetto banco ottico, più moderno e sofisticato, ma sempre montato su un ingombrante
cavalletto e caratterizzato da un soffietto nero a fisarmonica. Questo grosso e ingombrante apparecchio, che pochi si cimentano a portare in giro, è il principe della fotografia in studio e, specialmente, del cosiddetto still-life ( natura morta ), ovverosia della ripresa di oggetti inanimati. Viene spesso usato anche per la fotografia architettonica perché il banco ottico consente di correggere le deformazioni prospettiche. I negativi sono costituiti dalle cosiddette pellicole piane o lastre, con formati da 10 x 12 a 20 x 25. Ogni fotografia richiede un tempo abbastanza notevole: infatti prima si mette a fuoco l'immagine, poi si inserisce la pellicola piana, poi si scatta, e infine si toglie la pellicola. Tutto questo deve essere ripetuto per ogni fotografia. La definizione dei particolari che si ottiene è tale da consentire ingrandimenti notevoli, anche poster giganti, senza perdere minimamente la qualità dell'immagine. Negli anni '30, '40, '50 il fotografo Ansel Adams, utilizzando il banco ottico, ha ripreso i parchi naturali americani producendo alcune delle più belle immagini di paesaggio, mentre Robert Mapplethorpe, sempre con il banco ottico, negli anni '70, '80 ha prodotto alcune fra le più belle fotografie del corpo umano e dei fiori.

.... e di oggi 

Mentre solo pochi anni fa per scattare anche una sola foto bisognava essere muniti di una fotocamera tant’è che alcune case costruttrici tipo la KODAK si sono inventate apparecchi usa e getta oggi la fotografia è molto, molto più presente nella nostra vita tant’è che oggi obbiettivi e sensori sono inseriti praticamente ovunque basti pensare ai cellulari dotati di fotocamera capaci di riprodurre immagini e filmati in molti casi di ottima qualità questo è dovuto all’avvento del elettronica e della miniaturizzazione di essa nel campo della fotografia. Oggi le tradizionali fotocamere da 35mm hanno preso nuove forma grazie all’eliminazione dell’alloggiamento del rullino, dell’obiettivo, dei prismi ecc. A parte l’aspetto esterno, possiamo approssimativamente suddividere il mercato in tre categorie, senza tracciare linee di separazione rigide tra una categoria e l’altra. Se usiamo i parametri di risoluzione, caratteristiche tecniche e prezzo, vedremo che in molti casi attribuire una fotocamera ad una specifica categoria risulta difficile e talvolta arbitrario.

Compatte Automatiche
Molti fotografi che fanno uso principalmente delle reflex digitali, camere che danno ottimi risultati ma che sono anche grandi, pesanti ed a volte poco pratiche da usare e trasportare, spesso portano con sè anche una piccola automatica. Le fotografie ottenute con queste piccole macchine fotografiche in questi ultimi tempi hanno raggiunto livelli qualitativi di tutto rispetto, più che sufficienti per le esigenze di un utilizzo amatoriale. Le piccole automatiche si sono guadagnate la fiducia di molti fotografi e sono entrate di diritto nel loro parco macchine per la loro praticità e maneggevolezza. Nell’era della fotografia digitale le automatiche sono diventate molto popolari per la loro estrema praticità e per il costo relativamente basso. Sono completamente automatiche o consentono solo limitati interventi manuali, e con una risoluzione oltre i 5 Megapixel permettono di ottenere ottime stampe fino al formato A4.


Fotocamere Compatte Evolute
Famiglia di camere dette anche “Bridge” a metà strada tra le compatte e le reflex. Generalmente una risoluzione maggiore si combina con caratteristiche più avanzate come la tecnologia di focalizzazione avanzata, mirino ottico TTL ed i comandi manuali. Questo è il segmento più vivace e dinamico, con una clientela di fotografi amatoriali con esperienza, che desiderano avere pieno controllo dei comandi e produrre stampe di media grandezza e buona qualità.


Il Micro Quattro Terzi, è il nuovo formato per fotocamere digitali che ha suscitato interesse e curiosità fin dalla sua presentazione. Il suo presupposto iniziale era di coniugare la praticità di una compatta con la versatilità e la qualità d’immagine di una Reflex.



In dimensioni paragonabili a quelle di una bridge, si è cercato di unire la flessibilità delle ottiche intercambiabili alle dimensioni e il peso contenuto (oltre che alla silenziosità) di una compatta. La miniaturizzazione è stata resa possibile grazie all’eliminazione del mirino ottico e di conseguenza di specchio e pentaprisma ed all’adozione di un sensore e ottiche che rappresentano un compromesso tra qualità dell’immagine e dimensioni.
Il “Sistema Quattro Terzi” è uno standard unico per le dimensioni dei sensori di immagine e per le flange d’attacco degli obiettivi. Il sensore misura 18 x 13.5 mm, con un rapporto di 4:3 fra i lati.


Poiché il sensore ha dimensioni e forma standard, le ottiche progettate per una camera possono essere usate per ognuna delle altre. Nato nel tentativo di costituire uno standard di utilizzo universale con conseguente riduzione dei costi, il sistema non sembra aver riscosso un grande successo, con uno solo dei marchi storici della fotografia reflex a continuare ad utilizzarlo (Olympus).

Fotocamere Digitali Reflex
Le fotocamere reflex digitali sono le più evolute, distinte in ‘entry-level’ nel segmento più amatoriale, in semi-professionali, talvolta definite ‘prosumer’, con le caratteristiche richieste da un pubblico di fotoamatori evoluti ed infine al massimo livello le fotocamere professionali reflex di costo più elevato, destinate ad appassionati esperti ed a fotografi professionisti. Con costi che vanno da meno di 1000 ai 6000 Euro, queste camere riprendono il design e la tecnologia delle reflex 35mm a pellicola e vantano risoluzioni tra i 10 ed i 24 megapixel. Uno dei grandi vantaggi di queste fotocamere è che molti componenti (otturatore, specchio, pentaprisma, mirino) discendono direttamente dalle reflex analogiche, così come gli obiettivi progettati per le versioni a pellicola, sono spesso usabili anche nelle versioni digitali in alcuni casi c’è bisogno di acquistare solo degli anelli adattatori.


I sensori digitali comunemente utilizzati nelle fotocamere digitali reflex vanno dal più piccolo “Quattro Terzi”, al diffusissimo APS-C, al pieno formato o Full-Frame di dimensioni pari a quello della pellicola 35mm, cioè 24 x 36mm.


Poiché la maggior parte delle fotocamere digitali montano sensori tipo APS-C di dimensioni inferiori al fotogramma di una pellicola, le ottiche progettate specificamente per queste camere hanno peso, dimensioni e costi proporzionalmente inferiori, e questo è un vantaggio collaterale non trascurabile. Le prime reflex digitali APS-C erano progettate per accogliere le stesse ottiche delle macchine a pellicola. Un vero spreco, considerando che il sensore APS-C ha una superficie circa 2,6 volte minore di un fotogramma 24 × 36 e quindi utilizza solo la porzione centrale dell’immagine prodotta da un’obiettivo progettato per il formato 35mm. Sensori digitali a formato pieno o Full-Frame sono utilizzati sulle reflex digitali di fascia più alta, garantendo risoluzioni e gamma dinamica di altissimo livello oltre a piena compatibilità con le ottiche progettate per il 35mm.

Il sensore questo sconosciuto

Non possiamo non parlare dei SENSORI questi giocano una parte importantissima nella scelta di una fotocamera. Proprio come l’occhio umano il sensore è un trasduttore che rileva la quantità di fotoni che lo colpiscono e genera un segnale elettrico di una determinata intensità; oltre a questo, il sensore opera una lettura delle componenti cromatiche del fascio luminoso in modo tale da restituire correttamente i diversi colori. Più nel dettaglio, quanto spiegato sopra è possibile grazie ad elementi denominati fotodiodi, che ricoprono quasi interamente la superficie del sensore. I fotodiodi sono caratterizzati da dimensioni complessive di una decina di micron circa: in questo spazio, oltre alla parte "attiva" del fotodiodo è compresa anche una porzione di elettronica che non partecipa al processo di trasduzione. Lo spazio occupato da questa elettronica è denominato "fattore di riempimento". Si può intuire come il fattore di riempimento sia un limite nell’acquisizione dell’immagine proprio della tecnica digitale. Le vecchie pellicole, infatti, essendo fatte di una soluzione chimica continua non presentavano questo tipo di problema. Affinché la resa dinamica a livello fotografico risulti ottimale, sarebbe opportuno utilizzare fotodiodi con una ampia ( sempre nell'ordine dei micrometri ) superficie sensibile in modo tale che ogni singolo fotodiodo possa raccogliere un maggior numero di informazioni ( fotoni ). All'atto della progettazione e costruzione di una fotocamera digitale ultracompatta, dove lo spazio disponibile è ridotto, sarà quindi necessario operare una scelta di compromesso a parità di dimensione del sensore: scegliere un numero minore di fotodiodi ad ampia superficie ? Oppure, viceversa, scegliere fotodiodi con superficie ridotta in modo tale da poterne adottare in numero maggiore ?. Tra il numero di fotodiodi presenti in un sensore e il numero di pixel che la macchina fotografica è in grado di produrre, non esiste alcuna sorta di correlazione diretta. In taluni casi un sensore è costituito da un numero inferiore di fotodiodi rispetto al numero di pixel con cui viene prodotta l'immagine: in questo caso le informazioni sono interpolate direttamente dal software della macchina fotografica. In altri casi, invece, accade che il numero di fotodiodi sia maggiore rispetto ai pixel dell'immagine: in questo caso alcuni fotodiodi sono destinati ad altri usi ( come ad esempio analisi esposimetrica e di bilanciamento del bianco ).
A livello concettuale si può pensare al sensore come ad una cassettiera senza cassetti sdraiata sul pavimento dove ogni “vano” rappresenta un fotodiodo e raccoglie i fotoni che vi cascano dentro. In un modello di questo tipo, tuttavia, non è possibile risalire ad alcuna informazione relativa al colore, dal momento che l'unica cosa che può essere misurata è la quantità di luce presente in ogni "vano". Al fine di ricostruire le informazioni cromatiche viene sovrapposta alla cassettiera una scacchiera colorata i cui quadri sono rosso, blu e verde.


La scacchiera, chiamata filtro di Bayer, è una pellicola semitrasparente che permette ad una sola componente colore di raggiungere il fotodiodo e di conseguenza il singolo fotodiodo potrà leggere l’intensità luminosa di un solo colore primario. L’intero spettro colore viene così ricostruito a posteriori via software facendo una stima sulla base dei fotodiodi adiacenti a quello considerato. I sensori che adottano questo sistema prendono il nome di sensori di bayer e rappresentano la stragrande maggioranza dei sensori presenti sul mercato.


Ogni pixel immagine è il risultato dell’interpolazione di almeno tre fotodiodi, uno per ogni colore primario. Tempo fa Sony ha progettato una variante del filtro di bayer sostituendo ad uno dei filtri verdi il colore Smeraldo Emerald, lo spazio colore che ne deriva passa da RGB ad RGBE.


Il motivo per il quale il 50% dei fotodiodi codifica per il verde mentre solo il 25% rispettivamente per il rosso e per il blu, deriva dal fatto che anche il nostro sistema visivo è in grado di distinguere un maggior numero di sfumature del verde piuttosto che degli altri colori.



I sensori chiamati Foveon si basano invece sul principio del film fotografico, grazie alla differente capacità di
penetrazione delle frequenze: ogni fotodiodo è costruito a strati e può leggere tutte le componenti colore. Si può quindi avere un sensore con 12 milioni di fotodiodi, disposti su tre strati da 4 milioni l'uno. L'immagine finale viene poi effettivamente formata, per interpolazione, da 12 megapixel, anche se a rigor di logica questa è divisa in realtà ( guardando il sensore frontalmente ) da una griglia di 4 megapixel. I sensori si dividono in due grandi famiglie a seconda della tecnologia di produzione, i CCD ( Charge Couplet Device ) e gli APS ( Active Pixel Sensor ). Ai sistemi APS appartengono sensori che fanno uso di tecnologie CMOS o LBCAST JFET. La differenza di tecnologia tra CCD e APS porta anche a diversi modi di trasportare il segnale elettrico generato dai fotoni che colpiscono l'area sensibile. Quest'ultimo fatto è responsabile inoltre delle differenti caratteristiche dei due tipi di sensore. I sensori CMOS hanno in generale alcuni vantaggi, tra cui un minor consumo energetico, dato anche dalla possibilità di integrare sullo stesso chip la circuiteria sia digitale sia analogica. Fino a qualche tempo fa i sensori CMOS erano destinati alle fotocamere più economiche ( ad esempio equipaggiano tuttora la totalità dei telefonini ), mentre i sensori CCD hanno visto un largo impiego su reflex e compatte. Eccezione fa Canon che ha sempre puntato, anche per i suoi prodotti di fascia alta, sui sensori basati su tecnologia CMOS. La tecnologia LBCAST JFET è stata invece lanciata dal produttore nipponico Nikon.
 
Quale Sensore?
Quanto esposto nella pagina precedente permette di capire le motivazioni in base a cui possano esistere sensori aventi lo stesso numero di Mpx ma che presentano dimensioni fisiche differenti. Di solito i sensori di piccole dimensioni sono equipaggiati con fotodiodi anch'essi piccoli e questa circostanza va a scapito della qualità e della definizione d'immagine. Per contro, sensori aventi dimensioni fisiche maggiori utilizzano fotodiodi grandi, a tutto vantaggio della definizione e della gamma colore. I formati di sensore più comuni presenti sul mercato vengono tutti comparati con la dimensione detta Full Frame del formato 3mm. Questo riferimento misura 36 x 24mm per lato. Facendo il rapporto del lato lungo sul lato corto si ottiene una frazione che esprime appunto le proporzioni dell’immagine e caratterizza il formato: nel caso del 35mm appena citato si ottiene: 36 / 24 = 1,5 cioè 3 / 2. La tabella seguente mostra la tipologia di formato dei più diffusi sensori.

Tipo Sensore
Larghezza
Altezza
Formato
1/3,6”
4mm
3mm
4/3
1/3,2”
4,536mm
3,416mm
4/3
1/3”
4,8mm
3,6mm
4/3
1/2,7”
5,371mm
4,035mm
4/3
1/2,5”
5,76mm
4,29mm
4/3
1/2”
6,4mm
4,8mm
4/3
1/8”
7,167mm
5,319mm
4/3
1/1,7”
7,6mm
5,7mm
4/3
2/3”
8,8mm
6,6mm
4/3
1”
12,8mm
9,6mm
4/3
4/3”
18mm
13,5mm
4/3
Canon APS-C
22,2mm
14,8mm
3/2
Nikon DX-Sony APS-C
23,7mm
15,7mm
3/2
Canon APS-H
28,7mm
19,1mm
3/2
35mm Film / Full Frame
36mm
24mm
3/2

A livello grafico si possono meglio comprendere le differenze tra principali tipi:


Lo scarto più grande lo si osserva proprio tra i sensori nei formati 4:3, APS e DX, adottati dalle reflex, rispetto a quelli in dotazione alle compatte. In questo caso, parlando di formati, l'acronimo APS si riferisce al formato Advanced Photo System, un sistema fotografico proposto qualche anno fa basato su pellicole di formato inferiore al classico 35mm. Gli utenti che effettuano il passaggio da reflex analogica a digitale, a meno di comprare modelli professionali di punta delle diverse case, devono tenere in considerazione il rapporto di moltiplicazione da applicare alle lenti. Vediamo ora di circostanziare meglio questo dettaglio. Lo standard è sempre stato il formato 35mm e di conseguenza le ottiche erano studiate appositamente per esso. Con l’avvento dei sensori digitali, più piccoli della pellicola, le ottiche non sfruttano tutto il campo visivo che potrebbero. Si ottiene così l’aumento apparente della lunghezza focale dell’obiettivo che fa felici fotografi sportivi e naturalisti. In realtà la lunghezza focale rimane la stessa ma cambia la dimensione del campo di vista, usiamo un esempio grafico:


Il rettangolo opaco rappresenta l’area coperta da un sensore APS-C rispetto quella FULL FRAME: la diagonale di quest’ultimo è più grande di circa 1,5 volte e, di conseguenza, il camoscio ripreso con 400mm risulta ingrandito sul sensore APS, proprio come se fosse stato ripreso da un teleobiettivo di 400 x 1,5 = 600mm. In realtà la lunghezza focale non cambia e l’obiettivo è esattamente lo stesso. Questo aspetto positivo nasconde il cosiddetto retro della medaglia, infatti, diventa problematico procurarsi un grandangolo spinto. Chi si era affezionato alla focale da 20mm nella ripresa dei paesaggi si trova ora a disposizione un grandangolo equivalente di 30 - 40mm e per ottenere il risultato del pieno formato bisogna portarsi su ottiche come 12 o 14mm il cui costo è sensibilmente maggiore. La situazione si complica per ottenere ottiche equivalenti al 35mm: in questa condizione si dovrebbero utilizzare obiettivi con focale da 7mm.

Spero di esservi stato utile .... Buon Lavoro

1 commento:

  1. Bravo Ferdinando, una bella panoramica sulla fotografia digitale.
    Ottimo e ben fatto!

    Alessandro Bernardi

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